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Ultralearning: un metodo efficace per potenziare l’apprendimento (libro)

Chiunque abbia dedicato del tempo allo studio, non solo delle lingue, ma di qualunque materia, sa quante difficoltà possa presentare l’apprendimento: mancanza di efficacia e motivazione, risultati che non arrivano e tanto altro.

Passare ore a imparare una disciplina, sottraendole ad altre attività magari importanti, per poi rendersi conto alla fine che non si sono ottenuti i risultati sperati, è molto frustrante.

Chi studia le lingue, poi, conosce la sensazione che si prova quando si affronta il banco di prova per eccellenza: parlare con dei madrelingua!

In quei momenti, quando le parole non arrivano o non riusciamo a capire cosa ci viene detto, ci domandiamo se la colpa sia nostra, dell’insegnante a cui ci siamo affidati o dei libri su cui abbiamo trascorso molte ore.

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Ci sarà un modo per dedicarsi all’apprendimento di una particolare disciplina con la sicurezza di ottenere grandi risultati?

Secondo l’autore Scott H. Young la soluzione esiste e lo spiega nel suo libro “Ultralearning: Master Hard Skills, Outsmart the Competition, and Accelerate Your Career” (nella versione italiana: “Il Metodo Ultralearning. Potenzia il cervello, accelera l’apprendimento, diventa un campione nella scuola e sul lavoro“).

Ultralearning

Nel libro, infatti, Young spiega, in modo dettagliato, come sviluppare un metodo di apprendimento al tempo stesso “autonomo” (sel-directed) e intenso, al fine di renderlo efficace ed efficiente.

Attraverso le proprie esperienze personali, e facendo riferimento a numerose ricerche, Young esplora il concetto di ultra-apprendimento, che definisce come una strategia per acquisire competenze e conoscenze in modo rapido e approfondito.

Un approccio nettamente in contrasto con quanto insegnato tradizionalmente a scuola.

Ultralearning spiega, passo dopo passo, le caratteristiche che accomunano gli ultralearner presi a esempio e che rendono vincenti i loro metodi di apprendimento.

La tecnica spiegata in dettaglio in questo libro non è applicabile solo allo studio delle lingue, ma risulta particolarmente utile in questo ambito; e, del resto, diversi esempi fanno riferimento proprio all’acquisizione di una nuova lingua straniera.

Un aspetto molto interessante che viene preso in considerazione e a cui, personalmente, non avevo mai pensato è quello relativo al problema del “transfer“, di cui parlerò più avanti nell’articolo.

Vediamo nel dettaglio di cosa parla il libro.

Ultralearning
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Ultralearning: in cosa consiste

Il libro si apre delineando i principi dell’ultra-apprendimento e sottolineando l’importanza della motivazione, della concentrazione e della sperimentazione.

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Young sostiene che i metodi educativi tradizionali spesso non producono risultati significativi perché mancano di queste componenti essenziali.

E come dargli torto… 😉

L’autore sostiene, invece, l’importanza di un approccio più deliberato e strategico all’apprendimento e introduce nove principi dell’ultralearning, ognuno dei quali è illustrato con esempi reali e strategie pratiche.

Questi principi includono il meta-apprendimento (“metalearning“, ovvero imparare come imparare), l’attenzione (mantenere la concentrazione ed evitare le distrazioni), e l’esperienza diretta (“directness“, imparare facendo).

Il meta-apprendimento, ad esempio, suggerisce che, prima di imbarcarsi in un progetto di studio, è utile costruirsi una mappa di ciò che si intende studiare, per definire come funziona la materia, il tipo di abilità e informazioni da apprendere e quali metodi consentano di farlo in maniera ottimale.

L’obiettivo di questi principi è di ottimizzare il processo di apprendimento e ottenere risultati in molto meno tempo rispetto a quanto avvenga solitamente.

Uno dei suggerimenti fondamentali dell’“Ultralearning” è il concetto di “drill down”, che consiste nel suddividere competenze o argomenti complessi in parti gestibili e controllabili singolarmente.

Questo approccio consente a chi studia di costruire una solida base prima di affrontare concetti più avanzati, portando a progressi più rapidi e a una comprensione più profonda.

Nel corso del libro, Young sottolinea l’importanza di accettare il disagio e di spingersi oltre la propria zona di comfort.

Un concetto che chi studia le lingue conosce molto bene; tra l’altro è questo uno dei motivi per cui i bambini imparano più velocemente: a differenza degli adulti, non hanno paura di sbagliare.

L’autore incoraggia i lettori a cercare progetti impegnativi e a porsi obiettivi ambiziosi, sapendo che il superamento degli ostacoli è essenziale per crescere e raggiungere l’eccellenza.

Oltre a delineare i principi dell’ultralearning, Young fornisce anche consigli pratici su come implementare queste strategie in vari contesti.

Offre suggerimenti per creare progetti di apprendimento efficaci, gestire il tempo in modo efficiente e rimanere motivati durante l’intero processo.

Inoltre, condivide i suggerimenti che sono emersi dalle conversazioni con gli ultralearner di successo, oltre alla propria esperienza personale, evidenziando le tecniche e le abitudini che hanno consentito loro di ottenere risultati davvero notevoli.

Ma da dove possiamo partire per creare un progetto di Ultralearning su misura per noi?

Da alcune semplici domande, fondamentali per avere un quadro chiaro del progetto che ci attende: “perché?“, “cosa?” e “come?“.

Ultralearning: iniziare chiedendosi “perché”, “cosa?” e “come”

Perché

Perché desideriamo studiare quella determinata lingua?

Questo, per me, è un punto davvero fondamentale.

Lo dico sempre a chi mi chiede consigli per imparare le lingue: senza un perché forte, difficilmente si realizzeranno progressi significativi nell’apprendimento.

Nel libro, si sottolinea che il motivo per studiare un determinato argomento può essere intrinseco o estrinseco.

Il motivo intrinseco è personale: ad esempio, “studio quella lingua perché mi piace“.

In questo caso è importante capire se il metodo scelto sia quello giusto e, per farlo, può essere utile parlarne con chi si è già cimentato nell’apprendimento di quella determinata materia o disciplina.

Il motivo estrinseco è, invece, un motivo esterno: “studio quella lingua perché ho un determinato obiettivo, ad esempio in ambito lavorativo“.

Cosa

Il “cosa” fa riferimento a:

  • concetti da apprendere
  • nozioni da memorizzare
  • procedure da mettere in pratica

La struttura di apprendimento è un mix di questi tre punti.

Il suggerimento, in questo caso, è di dedicarsi a una sessione di brainstorming, in cui si lascia libero sfogo alla fantasia su cosa si ritenga debba essere incluso in ciascuna categoria, individuare le parti probabilmente più complesse e i metodi e le risorse per affrontarle.

Come

Il “come” aiuta a capire in che modo le persone, in genere, apprendono quella determinata materia.

In questa fase si possono rivedere i programmi definiti in base alle proprie esigenze, enfatizzando le aree tematiche più rilevanti ed escludendo o posticipando quelle meno rilevanti.

Ultralearning: Master Hard Skills, Outsmart the Competition, and Accelerate Your Career, di Scott H. Young
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Apprendere attraverso l’esperienza diretta

In Ultralearning viene (giustamente) data molta importanza all’apprendimento diretto.

L’esperienza diretta (directness) consiste nell’apprendere facendo direttamente ciò che si desidera imparare, ovvero migliorare attraverso la pratica attiva, anziché ricorrendo al tradizionale apprendimento passivo.

L’apprendimento passivo crea conoscenza. La pratica attiva crea competenza.

Passive learning creates knowledge. Active practice creates skill.

Scott H. Young

Come spiega Young, le frasi “imparare qualcosa di nuovo” e “praticare qualcosa di nuovo” possono sembrare simili: in realtà, fanno riferimento a due metodi che possono produrre risultati profondamente diversi.

Nel caso dell’apprendimento di una lingua, questo concetto si traduce, ad esempio, nel trovare un madrelingua con cui fare pratica, anziché studiare solo sui libri.

La difficoltà di questa forma di apprendimento è legata al fatto che, rispetto all’apprendimento passivo, è meno piacevole; al contrario, spesso è frustrante: per questo, nella maggior parte dei casi, si preferisce optare per soluzioni meno efficaci, come app, lezioni tradizionali, ecc., anziché “sporcarsi le mani” e imparare.

Ma è proprio questa difficoltà a portare ogni aspirante ultralearner ad avere un significativo vantaggio competitivo.

L’apprendimento delle lingue attraverso un’immersione intensiva può essere molto più efficace del frequentare lunghi corsi.

Sebbene sia spesso essenziale studiare il materiale a disposizione prima di iniziare a fare pratica, il principio di immediatezza afferma che è proprio mentre si fa ciò in cui si vuole diventare bravi che si verifica l’apprendimento.

Il modo più semplice per essere diretti, quindi, è imparare facendo.

E l’esperienza diretta può portare a grandi risultati, oltre a rappresentare una possibile soluzione al problema legato al transfer.

Il problema del “transfer”

Per transfer si intende la possibilità di trasferire competenze acquisite in un contesto (ad esempio, la scuola) in un altro contesto (ad esempio, il mondo del lavoro).

È opinione diffusa che questo trasferimento sia possibile; eppure, anni di studi suggeriscono una realtà molto diversa.

A quanto pare, infatti, ciò che si impara a scuola non genera un vero transfer nella vita vera…

Incredibile, vero? 😉

Per ovviare a questo problema, l’esperienza diretta può risultare particolarmente utile: più il contesto di apprendimento di una determinata competenza si avvicina a quello in cui verrà utilizzata, meno siamo dipendenti dal transfer.

L’immediatezza è legata all’idea che l’apprendimento sia strettamente connesso alla situazione o al contesto in cui lo si vuole utilizzare.

E Ultralearning ci spiega quali sono le tattiche migliori per imparare direttamente.

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Come imparare direttamente

Tattica 1: apprendimento basato su progetti

Per apprendere le competenze di cui hanno bisogno, molti ultralearner si affidano a progetti anziché alle classiche lezioni.

La logica è semplice: se l’apprendimento viene organizzato attorno alla realizzazione di una determinata cosa, si ha la garanzia di imparare almeno a realizzare quella cosa.

Seguendo delle lezioni, invece, si corre il rischio di passare molto tempo a prendere appunti e leggere, senza raggiungere l’obiettivo.

Nel caso delle lingue, l’apprendimento attraverso un progetto potrebbe concretizzarsi, ad esempio, nella creazione di un canale YouTube, un podcast o un blog dedicato all’acquisizione della lingua che si sta studiando o a un argomento specifico legato al Paese in cui si parla quella determinata lingua.

Tattica 2: apprendimento immersivo

L’immersione è il processo che consiste nell’inserirsi nell’ambiente in cui una determinata competenza trova applicazione.

Questa tattica ha il vantaggio di richiedere molta più pratica rispetto a un approccio tradizionale, oltre a esporre a una più ampia varietà di situazioni in cui quella particolare competenza viene utilizzata.

Quello dell’apprendimento delle lingue è l’esempio tipico di come funzioni l’immersione.

Immergendosi nell’ambiente in cui si parla una determinata lingua, non solo si avrà la garanzia di praticarla molto più di quanto si farebbe altrimenti (dato che non si ha altra scelta), ma si affronta anche un ventaglio molto più ampio di contesti che impongono l’acquisizione di nuove parole e frasi.

Nel nostro caso, quindi, un esempio potrebbe essere la scelta di trasferirsi nel Paese in cui si parla la lingua che desideriamo imparare.

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Tattica 3: il metodo del simulatore di volo

Il ricorso all’immersione e alla realizzazione di progetti è un’ottima soluzione, ma talvolta le competenze che si desiderano acquisire non offrono la possibilità di esercitarsi direttamente.

Quando la pratica diretta è impossibile, può essere utile ricorrere alla “simulazione dell’ambiente” in cui quella determinata competenza verrà applicata, nella misura in cui rimane fedele agli elementi cognitivi del compito in questione.

Quando si valutano diversi metodi di apprendimento, quelli che simulano in modo significativo l’approccio diretto consentono di ottenere i migliori risultati in termini di transfer.

Nel caso delle lingue, ad esempio, se stiamo valutando la soluzione migliore per imparare una lingua prima di partire per un viaggio nel Paese in cui si parla, il transfer sarà più efficace (sebbene non perfetto) cercando un tutor madrelingua online con cui conversare anziché sforzandosi di ripassare parole e frasi.

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Tattica 4: L’approccio “in eccesso” (“Overkill”)

L’ultimo metodo suggerito da Young per migliorare l’immediatezza è quello di alzare l’asticella dell’apprendimento, affinché il livello di competenza a cui si ambisce sia interamente contenuto nell’obiettivo che viene fissato.

Un modo per praticare l’overkill di un progetto è quello di puntare a una prova, una prestazione o una sfida particolare, che sia al di sopra del livello di competenza richiesto.

Nel caso delle lingue, l’esempio tipico è quello di prepararsi per un esame di livello C1 anche se l’obiettivo finale è quello di raggiungere un B2.

In tal modo, si raggiungerà sicuramente il livello B2, poiché è compreso all’interno del livello C1 a cui si punta.

L’inserimento in questo contesto può risultare intenso: possiamo avere la sensazione di “non essere pronti” per iniziare a parlare una lingua che conosciamo a malapena.

Questi timori, però, spesso sono solo temporanei.

Se riusciamo a motivarci a sufficienza per iniziare, questo metodo è spesso molto più facile da portare avanti nel lungo termine.

L’overkill sembra essere un tratto comune a molti progetti messi in campo dagli ultralearner, oltre a essere un approccio molto lontano dallo stile educativo a cui la scuola ci ha abituati.

Conclusioni

Ultralearning è un libro che fornisce un’utile mappa da seguire per “imparare ad imparare” in modo efficace.

Un aspetto su cui l’autore si sofferma e che, a mio avviso, risulta determinante nello studio delle lingue è l’esperienza diretta, che rimanda poi alla famosa “zona comfort” da cui dobbiamo cercare di uscire il prima possibile. 😉

Come spiega giustamente Young, i momenti di felicità più profondi non li otteniamo realizzando cose facili, ma esprimendo pienamente il nostro potenziale e superando le convinzioni limitanti che abbiamo su noi stessi.

È importante anche avere un obiettivo forte che ci spinge a imparare: i migliori ultralearner sono quelli che coniugano le ragioni pratiche per imparare una competenza con l’ispirazione che deriva dal fare qualcosa che li entusiasma.

Tra i punti forti di Ultralearning, segnalerei la presenza di esempi concreti, anche in relazione all’apprendimento delle lingue, che aiutano a contestualizzare alcuni punti teorici che altrimenti risulterebbero un po’ astratti.

Punto debole: in alcune parti può risultare piuttosto complesso e le informazioni richiedono tempo per essere comprese e assimilate: per questo motivo, è da considerare come un manuale da consultare periodicamente.

Inoltre, il punto che non affronta, o non in modo sufficientemente approfondito, è la questione del burn-out: il tipo di studio proposto può essere particolarmente impegnativo e logorante.

Nel complesso, però, lo ritengo un ottimo punto di riferimento.

Lo spunto che ritengo più utile è quello di abbinare lo studio di una materia alla realizzazione di un progetto: un ottimo modo per mettere a fuoco l’obiettivo e influenzare le scelte su come affrontare l’argomento.

Dopo aver letto il libro, mi sono reso conto che questo blog è, di fatto, un progetto a cui ho deciso di dedicarmi per approfondire (e condividere) le mie conoscenze linguistiche e sulla comunicazione! 🙂

Avere un progetto è utile anche per evitare la procrastinazione e creare delle abitudini: non a caso l’introduzione di Ultralearning è di James Clear, autore del famoso Atomic Habits.

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Ultralearning è un libro adatto a tutti?

Personalmente, penso che possa essere molto utile soprattutto per chi ha una mente logica e ama seguire schemi molto precisi o ama la teoria dell’apprendimento; oppure, per chi sente di aver bisogno di una struttura per raggiungere i propri obiettivi.

Forse, invece, non è adatto a chi non ha interesse ad acquisire competenze profonde in poco tempo e vede più lo studio delle lingue come un passatempo a cui dedicarsi senza stress (e non c’è nulla di male!); oppure, per le persone istintive, che prediligono esplorare le lingue in modo cinestesico.

Personalmente, lo ritengo molto utile, e non vedo l’ora di applicarlo al mio prossimo progetto di apprendimento! 🙂

Per migliorare l’acquisizione e il perfezionamento delle lingue, continuate a seguire il blog, dove troverete tante informazioni utili (spero) per i vostri progetti di apprendimento.

Potete anche iscrivervi alla newsletter, con tanti suggerimenti per immergervi direttamente nello studio delle lingue attraverso i contenuti multimediali: un ottimo strumento da inserire nel vostro percorso di apprendimento autonomo e diretto! 😉

E voi, avete qualche suggerimento da condividere per massimizzare l’acquisizione di una lingua straniera?

Buono studio!


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